Montalcino e la pedagogia dell’anfora. Alla Tenuta Corte Pavone dove dalla terracotta si può imparare

31/10/2023     / / / / / / / / / / / / / / / / / / /

Nella Cantina di Corte Pavone. Foto di Sergio Bettini

Nella Cantina di Corte Pavone. Foto di Sergio Bettini

Intervista a Hayo Loacker, l’uomo dei 7 cru dinamici del Brunello

L’empatia con la natura, la viticoltura biodinamica, le tecniche di cantina adeguate al terroir e l’uso alternato dei diversi materiali. Questa, tracciata da tempo, è la strada da seguire per Hayo Loacker, della famiglia Loacker che gestisce da oltre 40 anni tre aziende vinicole in due regioni – Alto Adige e Toscana (a Montalcino e in Maremma). Nella cantina della Tenuta Corte Pavone a Montalcino, territorio agricolo di uno dei vini più prestigiosi al mondo, il Brunello di Montalcino, normalmente, non si fa vino in anfora.  Ma qualche volta, precisa Hayo Loacker, si vinifica in terracotta e accade che nelle 8 anfore da 7 hl a forma di uovo di Artenova presenti in cantina, finiscano le migliori qualità di Sangiovese per un certo periodo e spesso tenendo lo stesso identico vino in altri tipi di contenitori per vedere le differenze. “Metto uno stesso vino in un contenitore di cemento, in uno di terracotta o in uno di legno e poi si guarda. Si valuta e s’impara. E’ molto pedagogico questo” dice Hayo Loacker.

Come è nata la scelta della terracotta nella cantina di Corte Pavone è

“Nel 2016 volevo dare un seguito a un progetto lanciato 10 anni prima a Montalcino che riguarda i nostri 7 cru dinamici del Brunello. Lì la parcellizzazione dell’azienda in più di 80 microparcelle ha fatto sì che individuassimo diverse tipologie molto particolari che ho poi deciso di portare sul mercato individualmente. Questo ha avuto come conseguenza la produzione di vini di alta qualità ma in piccole quantità. Per questo ho dovuto cercare contenitori che non solo soddisfacessero questa richiesta particolare ma soprattutto mi consentinserro di portare a termine il progetto intorno al terroir. Da qui la scelta della terracotta come materiale molto sensibile e adatto al lavoro che facciamo sia in cantina che soprattutto in vigna, cercando di produre vini da terroir che rispecchiano le singole diversità che si possono incontrare nel vigneto e che la vite stessa incontra nella sua vita  sui diversi terreni”.

Cosa ha portato in più la terracotta a un certo punto al vostro progetto è

“Nel 2016 ho capito che l’annata era tremendamente buona e che avevo bisogno di altri contenitori ed ho aggiunto la terracotta al cemento che avevo già e che mi dava certe garanzie ma non mi soddisfaceva a livello di ossigenazione. Allora ho provato – ed è riuscita con successo – la terracotta che per la mia interpretazione, oltre a essere un materiale poco invasivo, direi inerte, allo stesso tempo dà al vino una leggera ossigenazione, utile per far maturare i vini in cantina”.

In base alla vostra esperienza come l’anfora consente di fare un vino aderente ai principi della biodinamica è

“Aggiungere il terroir al biodinamico è stato un po’ come scrivere la Bibbia nella mia piccola cantina. Nel senso che fare biodinamica è certamente un legame forte con la natura ma saper poi dare al prodotto finale nel bicchiere anche questa espressione del terroir, per me è stato il passo finale più importante da fare. Abbiamo in mano un prodotto così nobile come il vino che di storie ne ha da raccontare tante ma la storia più importante che deve raccontare un vino è da dove viene e da dove nasce. La biodinamica va di pari passo con il meticoloso lavoro sul terroir che abbiamo introdotto a Corte Pavone. Le due componenti si devono amare”.

Cosa è per lei il vino naturale è

“Non è sufficiente lasciare il vino in anfora senza badare agli altri elementi importanti per poter definire un vino naturale. Il vigneto per me è il 95% del lavoro. Se un vino può essere dichiarato naturale, la vigna è la madre di tutti i vini naturali. Chiunque produca “vino naturale”, “vino quasi naturale” o simili, dovrebbe innanzitutto farlo nel vigneto”.

Leggi l’intervista sulla Newsletter di ottobre di Artenova

 

Si legge sul sito web loacker.bio: “Corte Pavone è incredibilmente cinematografica: il pesante cancello d’ingresso, il viale di cipressi quasi senza fine, la vista sulla città del vino di Montalcino famosa in tutto il mondo. Indimenticabile. Chi arriva qui sente, annusa e percepisce il vino nella sua forma più bella, autentica, impareggiabile”.

L'ingresso a Corte Pavone. Foto di Sergio Bettini

L’ingresso a Corte Pavone. Foto di Sergio Bettini

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